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“Remarkable for a compression of form and the multiplicity of meanings that emanates from those few short lines, the poems of Francesca Pellegrino survey and inhabit a terrain that is contemporary Italy—its excesses and its silences, as well as the internal and external pressures, particularly those upon women . . . Each collection reflects and has traveled in tandem with a course of wider cultural crisis; on one level we can read these poems as externalized versions of today’s headlines—the economic and financial crises of Italy and the corruption of its institutions. . .”
— from the Translator’s Note
Chernobylove – Selected Poems 2008–2010, draws from four of Francesca Pellegrino’s collections: Chernobylove – il giorno dopo il vento (Casa Editrice Kimerik, 2010); Dimentico sempre di dare l’acqua ai sogni (I Always Forget to Water the Dreams, Casa Editrice Kimerik, 2009); Niente di personale (Nothing Personal, Collana Samiszdat, 2009); and the chapbook, L’Enunciato (Enunciation, Libraria Padovana Editrice, 2008), which was included in the series, Donne in poesia, edited by Elisa Davoglio.
“Francesca Pellegrino’s poetry gives voice to the things great-and-small that, even in absentia, delineate existence and its not-always luminous outlines.”
— Teresa Ferri
Click each link for an excerpt
From Chernobylove - il giorno dopo il vento (Chernobylove - The Day After the Wind)
From Dimentico sempre di dare l’acqua ai sogni (I Always Forget to Water the Dreams)
From Niente di Personale (Nothing Personal)
From l'Enunciato (Enunciation)
from Chernobylove - il giorno dopo il vento (Chernobylove - The Day After the Wind) |
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Vetro
In origine eravamo il vetro
dello stesso bicchiere
quello vuoto, messo
su un lato del tavolo
in mezzo alle cose inutili
che ci allontanano.
Persino le briciole
presero la fuga
approfittando di un vento
capitato per caso
tra consigli per gli acquisti
ed un silenzio, in mezzo a mille.
Le briciole non sono più tornate
e cadde persino il bicchiere.
.
Il giorno dopo il vento
ho tentato una fuga
ero in una stazione, nel mondo
straniera degli altri
e con la religione del silenzio
nel cuore.
Essere altrove era come restare
e sono tornata.
Ho spento la tivvù,
sistemato le cose sul tavolo
e versate due lacrime, due
nel coccio del bicchiere.
Casomai la sete, la notte.
Mi piace vincere facile
Da piccola facevo i coriandoli coi ricordi
e li attaccavo su un foglio bianco. Tutti.
Il cielo era una pezza a colori.
Adesso sono solo più incline a tralasciarli
e — dove posso — li ometto.
Il cielo è una colla.
Un danno nella manica destra
da giocare quando mi pare.
L’affanno del ferro alla ruggine
Le cose sanno cambiare
fin troppo in fretta
e guardate questa bocca, per esempio:
ha le ore contate per sorridere
di gusto.
Domani non sarà più la mia
e sarà ferro
sulle parole che non saprò ingoiare
archiviate in rigorosissimo
ordine alfabetico.
Perché io valgo
Mi perplimo sempre meno
se non so volare.
Ho semplicemente un paio di gambe
in dotazione
un solo fegato
ed un cuore dove i nomi
fanno l’eco.
E se anche provo
ad allungarmi un po’ le ciglia
riesco solo a piangere nero.
Ma qualcuno dice
che sembro anche più bella.
Stelle trenta denari
Qualcuno si guarda l’orologio
girando tutte le angolazioni
del polso.
Altri non sanno se sia notte
o giorno, ma ognuno aspetta
qualcosa — come se potesse mai
decidere di non piovere più
il cielo.
.
Siamo pianeti
col difetto della personalità
Quelli, mai si sognerebbero
di fare quel che gli pare.
A loro basta l’universo
l’eternotempo
e la luce, se non è buio.
A noi, le gambe le muove la storia
e la radice di ogni paura.
Del resto siamo mattoni di coscienza
e di fortuna.
Nella pentola non c’era il sugo
e neanche il coperchio
Non sapevo che le tempeste
intorno avessero sempre e solo
tempeste. Non lo sapevo.
E così vanno anche i minuti
uno dietro l’altro
di fretta
a mozzicare i culi delle persone
coi denti intartarati.
E so di qualcuno
che si era pure inventato
un gioco nuovo
qualcosa come una parentesi che apriva
e dentro c’era una bambola
che aveva un figlio di pezza pure lui.
Ma facevano le lacrime vere
con gli occhi.
Poi, quando si era fatta una certa
chiudeva la parentesi
e tornava a girare il vuoto
nel vuoto, di tutto il niente del niente
che era. |
Glass
In the beginning we were the glass
of the same glass
the empty one, placed
at the side of the table
amidst all the useless
things that separate us.
Even the crumbs
fled
taking advantage of a wind
which happened to happen
during commericals
and a silence, in the midst of endless silence.
The crumbs never did come back
and even the glass fell.
.
The day after the wind
I attempted a flight
I was inside a station, a stranger
in a world of others
with the religion of silence
in my heart.
Being elsewhere was like staying
and I came back.
I turned off the television,
straightened the things on the table
and measured out two tears, two
on the shard of glass.
In the event of nighttime thirst.
Someone’s gotta win
When I was a little girl, I would make confetti out of mementos.
All of them—which I would attach to a white sheet.
The sky was a colorful patch.
These days I’m just more inclined to leave them off to the side
and—wherever I can—I omit them.
The sky is an adhesive—
an injury right up my right sleeve
that I play whenever I feel like it.
The preoccupation of iron with rusting
Things are intent upon changing
harried as always.
Look at this mouth, for example:
the hours for smiling with pleasure
are counted out.
Tomorrow it will no longer be mine
and it will be iron
upon words I will not know how to swallow
archived in a most rigorous
alphabetical order.
Because I’m worth it
I am peurplexed less and less
if I don’t know how to fly.
I simply have a couple of legs
I’m endowed with
only one liver
and one heart where names
do echo.
And if I even try
to extend my lashes a bit
I succeed only in crying black.
Yet someone says
I look still prettier.
Ultra sheer stars
Some glance at their wristwatch
gyrating the wrist
at all angles.
Others don’t know whether it’s night
or day, but all expect
something—as if the sky
might decide not to rain
again.
.
We are planets
with personality flaws.
They would never dream
of doing what they want.
All they need is a universe
eternaltime
and light—if it’s not dark.
As for us, it’s those legs that move
history and root of every fear.
After all, we are bricks of conscience
and fate.
Nothing in the pot,
Not even a lid
I didn’t know that storms
were always and only surrounded
by storms. I did not understand that.
And in this way even the minutes follow
one right after the other
in a rush
ass-biting people
with entartared teeth.
And I know of someone
who even invented
a new game
something like a parenthesis that opened up
and inside there was a ragdoll
which had a ragdoll baby that was part him.
However they cried true tears
from their eyes.
Then, when it got late
he closed the parentheses
and returned to spinning the void within
the void of all of the nothings of nothings
that were. |
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Cose da grandi
Eravamo forse troppo piccoli
e gli occhi — si sa —
crescono coi denti aguzzi
della fame.
Poi non la smettono più
di mordere
lacrime.
Windows 2008
Ci sono cose trasparenti e
fragili
tra me ed il mondo.
Cose che sbattono e
sbattono — se c’è vento
o che altrimenti
sudano
tutte le rugiade che mi perdo.
Da qui dentro.
Privazioni
Tengo aquiloni in ostaggio
giù nella mia cantina. Almeno
fintanto che avrò
denaro sufficiente a pagarmi
il riscatto.
Ogni tanto scendo
e lascio un sorso di vento
vicino alle loro catene.
E vado via
solo quando hanno smesso la sete.
Con la coscienza pulita. |
Grownup things
We maybe were too little
and our eyes—who knows—
grew eye teeth
out of hunger.
From that point onwards
never do they cease chewing up
tears.
Windows 2008
There’re transparent things
and things fragile
between the world and me,
things that bat against and
bat against—if there’s wind
or that otherwise
sweat
all the dew drops I lose.
From here inside.
Privations
I hold eagles hostage
in my cellar. At least
for as long as I have enough
cash to pay myself ransom.
Every so often I descend
and let in a swallow of wind
near where they’re chained.
And I slip away
only when they have sated thirst.
My conscience clean.
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Aquiloni bucati
La mia vicina vede tutti i miei
panni stesi
quindi sa tutto di me.
E vede che ho mollette fradice
appena appese
e fili che non tengono più (nessuno)
con una guaina attorno tutta scor-
ticata
e sudicia.
Per questo, spesso e volentieri,
le mie cose cadono
ed eventualmente, io
farei anche a meno di recuperarle
tanto non sono mai state mie
per davvero.
E vede anche
che a volte il bucato lo scordo
giorni e giorni d’aria e polvere
camicie tutte mitragliate di fango
che qui piove spesso e male e
neanche si respira, quasi
neanche più si parla.
E se mi incontra sul pianerottolo
prima mi guarda strano
e poi mi consiglia
di leggere attentamente
le avvertenze. A buon rendere.
C’è un paradiso per ogni accendino che perdo
La vera sorpresa
sarebbe trovare una porta aperta
di questo cielo che perde tegole
ormai, solo rumori bagnati
sugli occhi. sudore
e sangue. e. l’anima
ancora
due chili d’ossa da smaltire
se era meglio farfalla
un giorno solo
o brulicare freddo di radici.
stanche. e. c’è qualcuno
che aspetta inutilmente passi
sulle saracinesche mezze abbassate
e la tenerezza svampita
di una donna, lucciole per aria
indovinando
la fortuna rimasta nelle mani
e poi
lanciare il dado. |
Pierced kites
My neighbor sees all of my
hung-out laundry
therefore she knows everything about me.
And she sees that I have sopping wet clothespins
barely hanging on
and clotheslines that no longer support (not one of them)
with a sheath rolled round all twist-
edup
and stained.
This is why, frequently and willingly,
my things fall
and eventually, I
also would do the minimum gathering them back
since they were never mine
really.
And she sees as well
that at times the laundry slipped my mind
for days and days in the air and dust
shirts completely machine-gunned with mud
since it rains often here and hard
you can’t even catch your breath,
almost, or even speak anymore.
And if she runs into me on the landing
first she looks at me strangely
and then she gives me advice
to read the warning labels
very closely. Make good on it.
There’s a heaven for every lighter I lose
The real surprise
would be finding an open door
in this sky that loses roof tiles
now, only noises washing over
the eyes. sweat
and blood. and. the soul
still
two kilos of bone to digest
we were better off as butterfly
just one day
or boiling cold of roots.
exhausted. and. there is someone
who’s awaiting steps in vain
at shutters rolled down half-mast
and the flighty kindness
of a woman, fireflies alight
trying to guess
the future confined inside hands
and then
casting the die. |
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smemoraRia
non ho anime sufficienti
a pagare questo debito d’amore
carezze alla solitudine
madre che salvi labbra
dietro sorrisi di finestre chiuse
e poi sere che la luna è lo scoglio più lontano
un solco di luce da riempire sempre
foglie smemorate e sangue, gli occhi
ché se lo guardo bene questo cielo
vedo solo il buio rimasto illeso
vento che ingravida tempeste
memoria di nuvola a maledire
e se a volte capita di bagnarmi lacrima
è perché resto incredula soglia
foglia basita di attese e
rugiada allo specchio
che mi urla nel cuore il male muto del mondo |
dismemoRia
I have not sufficient souls
to pay off this love debt
caresses to solitude
mother that saves her lips
behind smiles of closed windows
and then evenings that the moon is the reef most distant
always a furrow of light to be filled
dismemoried leaves and blood, the eyes
which is if I look closely at this sky
I see only the darkness remains undamaged
wind that impregnates storms
memory of cursed cloud
and if at times it should happen that I bathe myself in tears
it’s because I remain incredulous threshold
flummoxed leaf awaiting and
dewing at the mirror
which howls the mute illness of the world into my heart |
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